Torniamo ancora più indietro rispetto a “Cemento armato” de “Le orme”, torniamo al 1970, quando i New Trolls erano un gruppo ancora a metà tra il melodico e quell’hard rock appena accennato dall’inizio dell’organo Hammond con effetto “Leslie” (fortemente suggestivo per chi lo apprezza).
Un organo con effetto Hammond che riecheggia lontanamente gli albionici Deep Purple che erano appena usciti, nello stesso 1970, con il loro “Deep Purple in rock” ed avevano già fissato la loro personale “cifra” stilistica che ne ha definito tutta la carriera.
La vena mediterranea dei New Trolls ne era stata contaminata per poi allontanarsene dirigendosi verso uno stile “progressive” che si è poi più chiaramente definito in “Concerto grosso per i New Trolls”.
Uno stile che si è poi disciolto tra la ricerca dell’espressione artistica individuale dei componenti e la vena mediterraneamente melodica che ha poi sviluppato i brani più conosciuti della loro storia successiva.
In tutta la storia musicale dei “New trolls”, il testo di questo brano è anomalo rispetto ai contenuti di gran parte dei loro brani. Contenuti in cui l’amore, in pieno stile mediterraneo, è sempre centrale ma che qui parte da una visione di quella mobilità “insostenibile” che è nel titolo (“Autostrada”), da cui oggi siamo afflitti e che nel testo era stata già preconizzata (nel 1970, appunto).
In questo brano il testo prosegue poi con il presagio terribile di “Una città distrutta dalla civiltà!”.
L’immagine di questa civiltà capace di costruire autostrade lunghissime e che vive in urbanizzazioni abitate da una moltitudine di “gente che non respira e non vive più” anticipa quello che i mezzi d’informazione ci ripetono continuamente ma sommessamente, preoccupati, altrimenti, di inibire la nostra capacità di movimentazione economica.
Eppure anche noi che viviamo in queste condizioni sembra che ci comportiamo come il personaggio principale del brano: “tutti fuggono io torno”. Attirati da una “lei” che “non c’è”.
Uno psicologo si potrebbe forse azzardare nel dire che questa “lei” possa impersonare l’avidità umana. Questa bramosamente ricercata avidità, da cui il personaggio del brano si era riuscito a staccare ma alla cui lontananza non è riuscito a resistere.
Quella proiezione salvifica che, a metà tra la riflessione psicologica e il ritornello del brano che si inserisce e si ripete, non viene ritrovata perché, come ripete insistentemente il ritornello, “lei” (identificata con l’avidità) non c’è. Meno male!
Potremmo continuare a contare, allora, sul fatto che possa essere l’amore a salvarci?
Ma questo, comunque, il brano non lo dice. Non chiarisce se “lei” sia stata trovata ma lascia l’ascoltatore nell’incubo di una ricerca che non trova risposta.
Io, invece, una figura positiva penso di averla trovata iscrivendomi ad un partito politico di natura ambientalista e di forte impegno umano. Un partito in cui posso impegnarmi per contribuire nel sostenere soluzioni a quelle situazioni così drammaticamente dipinte nel nostro quotidiano, così come in questo brano.
Buona lettura, migliore ascolto e ancor più ricche riflessioni.
🌍🌎🌏
L’autostrada come è lunga,
in un giorno come questo,
ogni macchina che passa
porta dentro tanta gente.Gente che se ne va,
Ma lei (Ma lei, lei dov’è),
lascia la mia città.
Una città ch’è morta
e non esiste più.
Una città distrutta
dalla civiltà!
dov’è (Ma lei, lei dov’è).
Ma lei (Ma lei, lei non c’è),
non c’è (Ma lei, lei non c’è).
…
Luci bianche nei miei occhi,
come soli di cristallo,
tutti fuggono io torno,
per cercarla fra la gente.Gente che se ne va,
Ma lei (Ma lei, lei dov’è),
lascia la mia città,
gente che non respira
e non vive più
in una città distrutta
dalla civiltà.
dov’è (Ma lei, lei dov’è).
Ma lei (Ma lei, lei non c’è),
non c’è (Ma lei, lei non c’è).
…