È sempre ben apprezzato il comportamento che viene definito “del buon padre di famiglia” quando ci si riferisce a delle scelte relative a beni pubblici.
Una modalità che trova contrapposizione nel riferimento alla “brava massaia” che invece amministra solo i beni della famiglia quando questa riesce a trovare la soluzione valida per salvare “capra e cavoli”.
Nella situazione in cui si trovano oggi i Comuni la questione si è fatta più complessa perché i Comuni hanno sempre meno risorse e la modalità più attuata è quella di recuperare economie dai contributi per le edificazioni.
Purtroppo, agendo in questo modo, non si salvano né la “capra” né i “cavoli” e il “lupo”, che spesso rimane riservato e nascosto nell’uso del detto e da cui dovrebbero salvarsi “capra e cavoli”, invece qualche cosa riesce a portare a casa.
E anche nel caso della modalità scelta da chi amministra i Comuni qualcosa si perde:
- si perde il verde pubblico e si riduce la produzione di benessere ambientale per la cittadinanza amministrata;
- si riduce il valore degli immobili delle proprietà pre-esistenti.
Riesce un Comune a compensare con i maggiori introiti queste perdite?
Se si guarda solo ai calcoli di bilancio, di queste perdite non esiste una valutazione e quindi chi amministra, contabilmente, si ritiene a posto.
Così come i cittadini che vengono indotti semplicisticamente a leggere il bilancio e a considerare l’amministrazione di un Comune al pari di quella di un’azienda si possono ritenere soddisfatti pensando di stare meglio ma, invece, tutt’al più e se tutto va bene, riescono ad andare a pari.
Impariamo a non leggere i bilanci di un’amministrazione dal solo punto di vista contabile ma facciamo come i bravi amministratori, anche di aziende, che sviluppano politiche di gestione che portino il meglio per la cittadinanza tutta, e non solo per una piccola parte, con giustizia ed equilibrio.