Quello di parlare la lingua del paese in cui si vive è una considerazione che dovrebbe essere naturale per chiunque.
Gli italiani sono famosi per il “parlare a gesti” perché viene considerata una lingua universale, in teoria. Con i gesti si può dire veramente tanto ma quando poi si deve scendere nei dettagli e la precisione diventa importante, allora bisogna ricorrere alla conoscenza del linguaggio locale per potersi esprimere e per poter comprendere.
A fronte di queste considerazioni, mi viene presentata oggi una notizia che non è nuova ma che suona incongruente con quello che ci si aspetta dall’attuale governo nazionale.
NEI CENTRI D’ACCOGLIENZA NON VERRÀ PIÙ INSEGNATO L’ITALIANO AI MIGRANTI
Cancellate le risorse destinate alla formazione
https://it.gariwo.net/testi-e-contesti/diritti-umani-e-crimini-contro-l-umanita/nei-centri-d-accoglienza-non-verr-pi-insegnato-l-italiano-ai-migranti-26727.html
Perché lo considero incongruente? Per diversi motivi, direi, che vado ad esprimere e chiarire di seguito.
Incongruente perché un governo che ha nella propria cultura la priorità “dell’Italia agli italiani” non considera che l’attuale ricchezza dell’Italia è negativa, come espressione contabile, in conseguenza di un debito pubblico che, in rapporto al Prodotto Interno Lordo, è stimato del valore del 142,9% per il 2023 e che si prevede aumenti ancora, nel 2024. Non sarebbe bello da dire “il debito dell’Italia agli italiani”.
Incongruente perché un governo che ha nella propria cultura la priorità “dell’Italia agli italiani” non può non considerare che una delle ricchezze dell’Italia consiste nei propri patrimoni storici che portano in Italia i tanti turisti (esteri, non italiani) amanti della cultura i quali hanno anche buone possibilità economiche per spendere in ospitalità, alimentazione e servizi. Se fosse che “l’Italia è solo per gli italiani”, chi verrebbe a portare soldi nella casse delle attività e, tramite il fisco, ai servizi erogati dal governo?
Incongruente perché una economia che sta diventando anziana ed ha bisogno di lavoratori esteri deve per forza considerare di accoglierli e formarli affinché si possano inserire adeguatamente nelle strutture civiche locali, garantendo anche un trattamento economico equo e condizioni lavorative degne. La promozione della natalità a chi è già italiano, se fatta oggi, e adeguatamente accolta, potrà produrre adulti fra 18 anni, sempre che anche le strutture scolastiche e sociali avranno provveduto a svolgere correttamente il loro ruolo.
Se non si riesce a fare quello che serve solo con gli italiani, si ha necessità di produrre, nel breve, nuovi italiani che lo siano effettivamente, garantendo un percorso di accoglienza non solo benevolente ma anche corrispondente perché, di fatto, la necessità esiste e bisogna risolverla promuovendo e garantendo la formazione alla lingua italiana, al rispetto delle leggi nazionali e alla contribuzione fiscale che definiscono una nuova, effettiva, cittadinanza.
Un’accoglienza che non produca la conoscenza della lingua italiana, l’osservanza delle leggi e la contribuzione fiscale non è rispettosa delle persone a cui dedica queste attenzioni allo stesso modo di chi critica quell’accoglienza e, contemporaneamente, impedisce il percorso di sviluppo di una nuova popolazione che, lo ripeto, se non fosse chiaro, sia in grado di parlare e capire l’italiano, che rispetti le leggi italiane e che corrisponda il dovuto alla fiscalità italiana.
Favorire la presenza di turisti e lavoratori esteri è una necessità che va gestita nel complesso delle situazioni che coinvolgono questi aspetti e non preoccupandosi solo di contestarne la componente sgradita o accoglierne solo quella di soddisfazione.
Insieme alle ciliegie si coglie anche il nocciolo … il quale produce nuovo frutto altrove rispetto alla pianta origine.
#UnaNuovaPolitica