Un video che viene presentato frequentemente sui social, in modalità derisoria, è quello di una ragazza che, dal bordo di una tavola di ping-pong, vuole far partire la pallina per iniziare lo scambio di gioco.
Lancia la pallina, facendola rimbalzare sul tavolo, muove il braccio con la racchetta, per colpire la pallina, ma questa è già passata e la racchetta va avanti e torna indietro senza colpire la pallina.
Va avanti così, ripetutamente, con regolarità, e la pallina e la racchetta incrociano le loro traiettorie ma senza mai incontrarsi.
Un video, questo, che vuole chiaramente segnalare diverse difficoltà, qualcuna più esplicita, la difficoltà di portare a relazione le due traiettorie da parte della ragazza, e qualcuna meno, il collegamento con la corporatura robusta della “testimonial”.
Eppure, entrambi i movimenti sono regolari ma, proprio per questo, non riescono a modificarsi, la pallina meno che mai perché risponde a leggi fisiche ben definite, sperimentate e formulate, mentre il movimento del braccio è altrettanto stabile nella sua regolarità.
Una giusta interazione che consentisse alla racchetta di colpire la pallina sarebbe possibile solo in conseguenza di una modifica del percorso del braccio, dovuto ad un’azione di controllo della ragazza.
Si chiama coordinamento spazio-temporale ed è una capacità che permette il cambio di comportamento di un organo in funzione di un diverso risultato da ottenere.
Non capita solo al controllo del braccio ma è anche una difficoltà a cambiare il proprio modo di agire che hanno le persone. È una funzione di controllo del proprio comportamento che implica prima di tutto una capacità di analisi del fatto, poi, la comprensione del cambiamento necessario e, infine, la messa in atto dell’azione correttiva.
È un concetto che è molto strettamente collegato agli eventi di questi giorni in cui un gruppo di manifestanti è stato contrastato da alcuni rappresentanti delle Forze dell’ordine durante una manifestazione non autorizzata.
Mi riferisco alle violenze di alcuni rappresentanti delle Forze dell’ordine durante una manifestazione, non autorizzata (per la precisione), di giovani studenti per le quali violenze è stato richiesto uno specifico chiarimento al Ministro degli Interni da parte dei rappresentanti delle minoranze di governo.
A questo è seguita una sollecitazione da parte del Presidente della Repubblica Mattarella al ministro Piantedosi sollecitandolo a tutelare la libertà di manifestare il proprio pensiero. Mattarella, nel suo democratico richiamo, ha specificato esplicitamente: “Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.”
Infine, dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini ma anche da altri, sono state rilasciate comunicazione come “Giù le mani dalle Forze dell’ordine” e “Le Forze dell’ordine non si toccano”.
Queste affermazioni di Matteo Salvini, ed altri, nell’esprimere una difesa all’intero corpo delle Forze dell’ordine manifesta il tentativo di presumere una propria vicinanza di protezione nei confronti delle Forze dell’ordine nel loro complesso. Protezione che risulta impropria in quanto gli organi della Repubblica sono parimenti dipendenti da tutte le parti componenti l’alveo costituzionale.
Una precedente affermazione da parte della maggioranza di Governo aveva anche espresso come presunta causa delle violenze l’alimentazione di forze delle minoranze alla provocazione di generici “disordini”.
E qui si chiude il cerchio. Cosa sono i “disordini” se non l’indicazione di un fallimento nella comprensione degli eventi?
Tutto ciò che non si comprende è disordine e la differenza tra “comprendere” e “non comprendere” non è, graficamente, il “non” ma, invece, la differenza è proprio il “comprendere”. E l’uso della violenza, che non è solo “forza” ma proprio “forza ostentata”, è l’indicazione che non si è saputo comprendere l’evento. Che non si è saputo controllarlo.
Allo stesso modo in cui si è espressa l’incapacità di controllare il comportamento del braccio per intercettare la traiettoria della pallina e iniziare il gioco.
Ma un gioco è un divertimento, qui stiamo parlando di azioni in cui si è tenuti a conoscere e rispettare le regole della convivenza civile e democratica, per poterle comprendere e gestire doverosamente.