Le cause antropiche delle grandi calamità: (1) malaffare

Diritto penale delle calamità naturali” è un articolo elaborato sulla categoria “Diritto on line” del sito “Treccani” nel quale l’abstract recita:

Il progresso tecnologico, associato a una mutata sensibilità sociale nei confronti degli eventi avversi, ha determinato un cambiamento nella risposta della società – e con essa dell’ordinamento giuridico – al verificarsi delle calamità naturali. Se, ancora in un passato non troppo remoto, tali fenomeni venivano considerati delle ineluttabili fatalità, oggi queste vengono frequentemente ricondotte (anche) alla condotta di taluno. Ecco, quindi, che qualora il verificarsi di una calamità naturale abbia leso o posto in pericolo la vita o l’incolumità, pubblica o privata, possono porsi profili di responsabilità penale in capo al soggetto che era tenuto a gestire tale fonte di rischio. Il contributo si propone di individuare i possibili “gestori del rischio”, nonché di evidenziare le problematiche giuridiche che la prassi ha fatto emergere in questa innovativa materia.

Nell’articolo viene chiarita l’evoluzione del diritto, nel merito.

[…] almeno fino all’introduzione della l. 24.2.1992, n. 225 (Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile), aveva inteso le calamità naturali quali una sorta di fenomeno ineluttabile, da affrontarsi esclusivamente a evento avvenuto, approntando a tal fine un sistema che potesse organizzare e gestire efficacemente i soccorsi.

A fronte di un contesto simile, rappresentava un logico corollario il fatto che la gestione di questo tipo di eventi fosse sostanzialmente un territorio franco dal diritto penale.

L’impostazione è iniziata a mutare con l’approvazione della l. n. 225/1992, la quale ha disciplinato il moderno sistema di protezione civile, cui è stato attribuito anche il fondamentale compito di prevedere e prevenire il verificarsi di possibili fenomeni calamitosi. Complice il progresso tecnologico, era divenuto possibile – seppur con gli inevitabili limiti connessi al livello delle conoscenze scientifiche disponibili – un approccio nuovo ai disastri naturali, non più meramente incentrato sul soccorso, bensì di stampo preventivo e volto alla messa in sicurezza della popolazione prima del verificarsi dei fenomeni.

Al contempo, a partire dalla seconda metà del secolo scorso si è assistito a un sensibile mutamento della risposta sociale ai rischi. La tendenza a ricondurre gli eventi avversi al fato è divenuta sempre più rara, così come l’accettazione delle conseguenze pregiudizievoli da questi provocate. Si è così radicato un diverso paradigma, improntato alla pretesa di sempre maggiori livelli di sicurezza da parte degli organi e delle istituzioni pubbliche, correlato a una diffusa resistenza psicologica all’accettazione del caso fortuito, tale per cui ogni sventura sarebbe oggi da ricondurre alla responsabilità di qualcuno. […]

Anche la letteratura internazionale si interessa all’argomento e riporta, tra gli altri, uno studio pubblicato da E-International Relations in cui vengono documentati grandi disastri nel quale si vuole rispondere alla domanda nel titolo dell’articolo “To What Extent Can Natural Disasters Be Considered State Crimes?” => “Fino a che punto i Disastri naturali possono essere considerati Crimini di Stato?”.

L’articolo si conclude confermando sì la difficoltà nel trarre un giudizio definitivo in merito alla questione ma considerando altresì che le azioni delle amministrazioni pubbliche influiscono sulla gravità delle conseguenze.

It has been demonstrated that failures to reduce the impact of a disaster when a government has a clear mandate and responsibility to do so can be perilous.

È stato dimostrato che i fallimenti nel ridurre l’impatto di un disastro quando un governo ha chiaro mandato e responsabilità in merito può essere periglioso.

[…] whilst natural hazards may be uncontrollable, the steps taken by governments could lessen the vulnerability of local populations and reduce the adverse humanitarian consequences of natural disasters.

[…] mentre i pericoli naturali possono essere incontrollabili, i provvedimenti intrapresi dai governi possono ridurre la vulnerabilità della popolazione locale e limitare le conseguenze umanitarie avverse delle calamità naturali.

It is also possible that through the greater recognition of state liability, and greater demand for state agencies to fulfil their obligations to act ethically and morally, such devastation can be limited.

È anche possibile che attraverso il maggior riconoscimento della responsabilità dello stato e la maggior richiesta alle agenzie statali di adempiere ai propri compiti di azione etica e morale, queste devastazioni possano essere limitate.

Nevertheless, it is also apparent that while it is relatively easy to highlight cases of inadequate planning and response, it is immensely difficult to quantifiably demonstrate that state crimes have occurred in the aftermath of natural disasters. Ultimately, states are responding to events that exist outside of their control.

Non di meno, risulta evidente che mentre è relativamente facile evidenziare casi di inadeguata pianificazione e risposta è anche immensamente difficile la quantificabile dimostrazione che i crimini di Stato sono occorsi in conseguenza della calamità naturale. In definitiva, gli Stati rispondono di eventi che si manifestano fuori dal proprio controllo.

Thus, it is prudent to deduce that while natural disasters can be understood as state crimes, the association between disaster and criminality is particularly difficult to assess at times due to factors beyond the state’s control.

Perciò, è prudente dedurre che mentre i disastri naturali possono essere intesi come crimini di Stato l’associazione tra il disastro e l’azione criminale è a volte particolarmente difficile da accertare in conseguenza di fattori oltre il controllo dello Stato.

Inutile tentare di differenziare la condizione dell’Italia rispetto a quella estera in merito al malaffare in quanto lo fa già chiaramente la relazione ANAC (Associazione Nazionale Anti Corruzione) parlando dei numeri che ci riguardano “La corruzione in Italia (2016-2019) – Numeri, luoghi e contropartite del malaffare” e dai quali risulta già nel titolo del punto 4 il nodo del problema: “Il coinvolgimento del decisore pubblico: 43 politici arrestati, 20 dei quali sindaci”.

Nella Relazione si evidenzia come il malaffare avveleni principalmente il Settore degli Appalti pubblici per un 40%, del totale, coinvolgendo le Amministrazioni di Comuni, Province e Regioni per il 48% del totale e le Tipologie di indagati di Sindaci, Vice-sindaci, Consiglieri, Assessori con Funzionari e Dipendenti per il 45%. Settori, Amministrazioni e Tipologie in cui la Lombardia porta il pesante contributo del 7,2% di episodi, immediatamente a seguire Sicilia (18,4%), Lazio, Campania, Puglia e Calabria.

Viene da chiedersi se il malaffare nelle altre regioni sia stato inibito da regole o attitudini locali o se questo, il malaffare, sia solo più strisciante e meno evidente.

Considerazione che viene sostenuta anche dal fatto che le attività di malaffare non si risolvono solo in Denaro (43%) ma anche in Assunzioni e Prestazioni professionali (24%). Avvelenando quindi “l’humus sociale” di convenienze di parte.

Articolo scritto per “Etica ambientale”.
https://etica-ambientale.ricrearea.net/le-cause-antropiche-delle-grandi-calamita-1/