Il consumo di suolo nelle grandi città diventa sempre più imponente nei suoi numeri manifestandosi come espressione di una modernità che viene ricercata nei luoghi per gli acquisti quotidiani, in quelli di condivisione dello svago serale/notturno, negli spostamenti per l’accesso al lavoro e nelle attività di manutenzione ai servizi delle città.
Allo stesso tempo i piccoli comuni tendono a spopolarsi sempre più quanto più distanti dalle città principali manifestando così quella forza di attrazione che esercita la vita cittadina con i suoi tanti servizi, sempre più disponibili senza soluzione di continuità, nei confronti degli abitanti dei piccoli paesi più o meno isolati e distanti tra loro.
Ma è stato sempre così?
Le comunità umane che vivevano in prossimità dei grandi fiumi, principalmente in Egitto e in Mesopotamia, già verso la fine del Neolitico erano organizzate in insediamenti che permettevano un sistema socio-economico ricco, con disponibilità alimentari superiori ai bisogni della quantità della cittadinanza che, in questa disponibilità di esuberanza di cibo, aveva sviluppato anche il commercio e i traffici.
Le popolazioni Sumere e Babilonesi sono state le prime ad esprimere civiltà urbane strutturate ed organizzate in sistemi civici che consentivano alle persone di poter impegnare costruttivamente le proprie abilità una volta liberate le proprie energie dall’impegno per la sopravvivenza alle insidie della natura.
Non di meno, i problemi legati alle diversità di visioni nella gestione sociale hanno continuato a maturare e a svilupparsi fino ai giorni nostri.
Eppure, quale che sia il regime governante, le persone continuano a trovare la loro soddisfazione nella manifestazione sociale così che, oggi, cominciamo a risentire delle conseguenze di questo fenomeno, particolarmente in conseguenza delle evoluzioni tecnologiche da cui si è diventati sempre più dipendenti per poter continuare a mantenere lo status quo della propria condizione sociale.
Le città sono anche diventate enormi e sempre meno vivibili in conseguenza del tentativo di organizzare al meglio le maggiori necessità che sono richieste per manifestare la vita sociale necessaria al lavoro, alla mobilità e alla fruizione di servizi sempre disponibili.
In questa condizione di evoluzione della civiltà urbana dobbiamo però rilevare che quelle strade che una volta vedevamo abbellite dalle folte chiome di alberi in buono stato, i quali contribuivano a svolgere anche la funzione di stabilizzazione del micro-clima delle città che le ospitavano, sono ora generalmente costrette in condizioni di difficoltà:
- limitate nelle chiome: ad evitarne una eccessiva crescita avversa alle pareti dei palazzi prospicienti;
- limitate nelle radici: dalle condotte per il trasporto delle forniture di servizi e dalla costruzione di garage o locali sotterranei;
- limitate nel tronco: in conseguenza dei danni provocati dall’aria inquinata di polveri sottili, dalle malattie propagate dalla mobilità e, non di meno, dalle sollecitazioni meccaniche conseguenti la vita sociale.
Condizioni che rendono evidente il definitivo conflitto sviluppatosi tra società e ambiente, tra urbanizzazione e natura.
Un conflitto che non si può continuare a lasciare senza soluzione perché questo porterebbe all’impossibilità di vivere gli ambienti urbani da parte delle persone.
Rinnovare le piante per mantenere la memoria antica di una strada quando le radici non hanno terreno a sufficienza per alimentarle e per sostenerle significa sprecare risorse economiche, tempo ed energia senza ottenere altro che vantaggi minimi e insufficienti in termini di pulizia dell’aria, di stabilizzazione climatica e di mantenimento della bio-diversità.
Rivedere completamente la struttura delle città in funzione di una sana vita delle persone significa ripensare gli spazi delle piante anche alla luce della Transizione Ecologica che ci viene richiesta per la sopravvivenza del genere umano.
Cosa si richiede per una giusta convivenza tra piante e urbanizzazione?
In estrema sintesi, i requisiti per il posizionamento degli alberi tale da garantirne una sana vita biologica e per una proficua utilità umana si possono riassumere nei seguenti punti:
- distanti da case, palazzi, edifici e costruzioni;
- distanti da tubazioni e condutture dei servizi urbani;
- distanti dai punti di passaggio dei mezzi di trasporto.
Quanto distanti potrà essere definito da tecnici competenti nel settore perché qui si vuole solo sviluppare una considerazione politica in merito alle priorità di cui tenere conto per una vita sociale migliore.
Considerazioni che portano ad un radicale ripensamento del vivere urbano che non risulta impossibile da realizzare perché si rifà al recente fenomeno delle “micro foreste urbane” il quale, oltre a rispettare i requisiti sopra indicati per una migliore convivenza tra urbanizzazione e alberi, permette di ripristinare i buoni effetti della presenza di sane piante urbane:
- produzione di ossigeno;
- stabilizzazione delle temperature e dell’umidità;
- alimentazione della bio-diversità utile alla rigenerazione delle piante stesse.
Se si vuole ripensare adeguatamente queste soluzioni urbanistiche sarà necessario definire anche una percentuale di presenza di “micro foreste urbane” in funzione delle dimensioni coperte e dell’abitato circostante.
Un lavoro di ricerca che porterà beneficio e soddisfazione alle città, all’ambiente e al genere umano.
Un lavoro di ricerca di soluzioni politiche adeguate a sostenere un migliore sviluppo umano con l’implementazione della Transizione Ecologica sostenuta da “Alleanza Verde e Civica” a cui vi invito ad iscrivervi per contribuire alla maggior diffusione.
Ulteriori e più precisi dettagli possono essere ricavati sugli altri siti di riferimento:
- provinciale => https://aveclombardia.ricrearea.net
- nazionale => https://alleanzaverdecivica.it
Riferimenti:
- https://www.google.com/search?q=alberi+caduti+maltempo
Google • “alberi caduti maltempo”
Elenco di video e articoli relativi alla caduta di alberi in conseguenza del maltempo.
- https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/suolo-e-territorio/suolo
ISPRA • Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale
Suolo – Copertura del suolo – Il consumo di suolo – Il Degrado del suolo – Uso del suolo e cambiamenti.
- https://www.tinyforestitalia.it/
Tiny Forest Italia
Noi non piantiamo alberi, creiamo piccoli ecosistemi
- https://www.nationalgeographic.com/environment/article/why-tiny-forests-are-popping-up-in-big-cities
National Geographic • Elizabeth Hewitt • June 22, 2021
Why ‘tiny forests’ are popping up in big cities
Community forests the size of a basketball court can make an outsized difference, providing shade, attracting plants and animals, and even storing a bit of carbon.
- https://earthwatch.org.uk/program/tiny-forest/
Earthwatch Institute
Fast-growing urban forests
Tiny Forest brings the benefits of woodland right into the heart of our cities and urban spaces: connecting people with nature, helping to mitigate the impacts of climate change, as well as providing nature-rich habitat to support urban wildlife.
- https://www.greenme.it/ambiente/natura/miniforeste-urbane-europa/
GreenMe • Francesca Biagioli • 17/07/2020
Mini foreste urbane ispirate al metodo giapponese Miyawaki stanno spuntando in tutta Europa per favorire la biodiversità.
In varie zone d’Europa stanno nascendo mini foreste urbane secondo il metodo Miyawaki, per aiutare a mantenere la biodiversità e combattere l’inquinamento.