Cemento armato *Le orme* 1971 – [Viaggio nella precognizione dei testi musicati]

Questo testo del 1971 è ancora apprezzato dagli appassionati del genere ma è rimasto poco conosciuto nella storia della musica di quei tempi.

Un testo che riporta quello che era lo sconcerto di una generazione pur occidentale ma ancora erede della memoria della vita rurale la quale si contrappone alla cultura di quella grande urbanizzazione che era già presente nei paesi più tecnologicamente ricchi e avanzati.

Nelle precognizioni di questo testo le evidenze di una grande urbanizzazione che conduce ad una “vita che se ne va” e ad un’aria che “non si respira” la cui sporcizia è tale da offuscare la luce del sole.

Un brano che inizia proprio con la prima frase cantata, senza musica di sottofondo, a dare maggiore impatto al significato di queste parole forti che preludevano alla grande crisi petrolifera del 1973 e delle emergenze nei comportamenti di vita sociale definiti come “Austerity”.

L’autore del testo conclude l’analisi della situazione con una scelta di “fuga senza ritorno”.

Una scelta rinunciataria e depressiva che è stata risolta con l’avvento della generazione della comunicazione, quella che ha sviluppato l’idea della società come “consumistica”. Una comunicazione che ha promosso la sufficienza superficiale del ragionamento agile e continuamente sollecitato dalla novità. Quel ragionamento contingente che distrae dal futuro e dal pensiero sociale e che concentra le persone sull’oggi e su sé stessi.

Invece, il testo riporta poi alla musica e alla natura come fonti di un “dolce risveglio”.

Un “dolce risveglio” come risultato di un dono della natura la quale si vuole, nel testo, rendere più potente delle nefandezze del genere umano contro sé stesso.

Ho amato molto questo brano ma penso che la fuga non sia una soluzione, se non per evitare un momento difficile da gestire ma a cui bisogna trovare un rimedio efficace per il quale impegnarsi.

A parte il contenuto di questo brano e senza nulla togliere all’importanza di altri ben più noti brani che sono di più ampio apprezzamento e valore considero utile richiamare le evidenze di una civiltà che continua ad essere distratta e a distrarre, a sua volta, le persone dallo sviluppo di un futuro che sia responsabile.

Un futuro che ci chiama ad avviare non una “fuga senza ritorno” che sia in attesa di quel “dolce risveglio” che la potenza della natura dovrebbe regalare all’umanità ma, piuttosto, una partecipazione presente all’impegno sociale e politico in cui si decidono le condizioni di vita del presente e in cui si sviluppano quelle del futuro.

La partecipazione attiva porta sicuramente a errori ma la fuga e il silenzio rappresentano la bara delle possibilità.

Per questo ho smesso di lamentarmi delle scelte in cui non mi riconosco e di pensare che non votare sia una soluzione ma ho scelto un partito politico che possa rappresentare dei valori per cui poter impegnare le mie energie.

Buona lettura, migliore ascolto e ancor più ricche riflessioni.
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Cemento armato, 
la grande città,
senti la vita che se ne va.

Vicino a casa
non si respira,
è sempre buio
ci si dispera.

Ci son più sirene nell’aria
che canti di usignoli.
E meglio fuggire
e non tornare più.

Dolce risveglio
il sole è con me,
nell’aria le note
di una chitarra.

La casa è lontana,
gli amici di ieri,
è tutto svanito,
non li ricordo più.

Cemento armato,
la grande città,
senti la vita
che se ne va.